Nell’anno della ripartenza, Luigi Di Maio torna a Giffoni per la decima volta consecutiva. È felice di esserci, desidera il confronto con i ragazzi, ascolta con entusiasmo le parole di Claudio Gubitosi, direttore di Giffoni, che gli racconta novità del Festival, l’avanzare dei cantieri infrastrutturali oggi aperti, le prospettive future che parlano di nuova occupazione, di creatività, di giovani. Il Ministro degli Esteri approfitta dell’occasione, all’indomani delle proteste in piazza in ottanta città italiane, per un appello formulato a tutti, quello a vaccinarsi perché la vaccinazione è l’unica arma per superare la crisi sanitaria e quella economica. In particolare si riferisce ai giovani e Giffoni è il posto giusto per farlo.
“È un anno speciale questo – dice in avvio del suo intervento – perché è l’anno della ripartenza grazie alle vaccinazioni. Certamente non abbasseremo la guardia, ma credo che la felicità, il concetto di ripresa e di speranza possano ripartire proprio dai giovani. Questo è il mio decimo anno qui, è un’occasione per tirare le somme anche qui a Giffoni che da sempre è specchio del Paese”.
C’è l’emergenza sanitaria che continua a preoccupare, ma quest’anno c’è uno strumento che è quello dei vaccini: “È chiaro ed evidente – ha continuato – che la crisi non è finita. Allo stato abbiamo superato il 50 % degli italiani che hanno effettuato le due dosi ed il 60 % che ne ha una. Andiamo spediti con record importanti. Negli ultimi sette giorni si sono vaccinati 350mila ragazzi. Da qui sento di fare un appello a tutti i cittadini, giovani e meno giovani. La vaccinazione è l’unico modo per uscire dalla crisi sanitaria ed economica Le misure che come Governo abbiamo introdotto servono a proteggere la vita. La libertà è la tutela della vita. Oggi le dosi ci sono. Non ci sono più le criticità dell’inizio. Sta alla volontà dei cittadini darci una mano, vaccinandosi. Supereremo così le restrizioni e vedremo l’economia accelerare ancora di più e questo si tradurrà in posti di lavoro e in occasioni per le aziende. Se il tema è scegliere tra la vita e la morte, nessuno sceglie la morte. Ecco perché dobbiamo vaccinarci tutti”.
Lo stimolo è senza dubbio rappresentato dall’introduzione del green pass, che ne pensa di questo strumento Luigi DiMaio? “Io credo – ha spiegato – che basti guardare al numero di prenotazioni delle ultime ore per dire che il sistema del green pass sta funzionando. In Friuli Venezia Giulia ci sono prenotazioni che vanno oltre il 1000 per cento in più rispetto ai dati pre green pass. I dati in molte aree oscillano tra il 15% ed il 200 % in più rispetto ai numeri pre green pass. Non lo stiamo facendo per vessare i cittadini ma è evidente che c’è la maggioranza degli italiani che si è vaccinata, una parte che sta per farlo e non si capisce perché l’Italia debba pagare il prezzo della crisi perché ce n’è un’altra che non vuole farlo”.
Spesso finisce sotto accusa il rapporto tra scienza e politica. Nel dibattito ci si divide tra chi sostiene che la politica sia inadeguata rispetto alle indicazioni che arrivano dalla scienza e chi pensa che la politica sia stata subalterna rispetto alla scienza: “Ci siamo sempre affidati alla scienza – ha aggiunto Di Maio – sia in questo governo che nel precedente e abbiamo sempre seguito il Comitato Tecnico Scientifico che ha dato le indicazioni. La politica deve verificare fattibilità di alcune iniziative. C’è stato un ottimo lavoro finora. Da Ministro degli Esteri devo dire che questo dibattito è globale e non solo Italiano. Non dobbiamo dimenticare, però, che stiamo vaccinando perché la scienza in tempi record ha scoperto il vaccino. L’anno scorso, a giugno, si diceva che ci sarebbero voluti ancora due anni per avviare la campagna vaccinale. La scienza, la tecnologia, il partneriato pubblico privato hanno costruito una ricerca all’altezza della sfida che stiamo affrontando”.
Poi il confronto con i ragazzi della sezione IMPACT! nella Sala Blu della Multimedia Valley. Erano, inoltre, presenti Pietro Rinaldi, presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, ed Antonio Giuliano, sindaco di Giffoni Valle Piana.
Ad accogliere Luigi Di Maio sul palco il direttore Claudio Gubitosi: “Ho incontrato – dice – Luigi dieci anni fa a Roma ed è stato un incontro un po’ speciale. Partecipai alla presentazione del Rapporto del Garante dell’infanzia. C’era questo ragazzo che era un giovane deputato e volli conoscerlo. Il suo intervento mi affascinò. Mi presentai e alla parola Giffoni si precipitò e mi abbracciò. Rimasi colpito. Ci siamo incontrati più volte e l’ho visto crescere nei ruoli più importanti dello Stato. È il decimo anno consecutivo che viene qui. Luigi ha visto tutte le trasformazioni di Giffoni. Voglio ringraziarlo, perciò, a nome mio e di Giffoni. Siamo orgogliosi di lui”. Al Ministro Di Maio il direttore Gubitosi regala una pennetta che contiene il docufilm “This is Giffoni”, 140 minuti di frammenti del mezzo secolo di storia del festival: “So – gli dice – che lo terrai nel tuo cuore”.
Poi le tante domande dei ragazzi dal palco. Questioni internazionali, equilibri mondiali, sfide sul cambiamento climatico: sono alcuni dei temi. Insieme ad altri di rilievo nazionale. Si parte dal Pnrr: “Per l’Italia – ha spiegato il Ministro – si apre una fase di grande opportunità e possiamo giocare un ruolo fondamentale. Abbiamo questa brutta abitudine di sottovalutarci molto e di sminuire il peso che abbiamo sul piano europeo. Non dobbiamo dimenticare che quasi la metà del Next Generation EU è destinato all’Italia e alla Spagna. È da questi due Paesi perciò che dipende l’intera credibilità per l’Unione Europea. Se non saremo bravi a spenderli l’intera Europa ne risentirà. Di queste risorse il 67% va nelle transizioni gemelle, quella ecologica e quella digitale. Ecco perché il consiglio che sento di darvi è quello di dedicarvi a questi ambiti se volete trovare il lavoro che desiderate. Parliamo di risorse pari a 230 miliardi di euro, è una cifra enorme. Un primo acconto arriverà a giorni e si tratta dei primi 25 miliardi di euro. Dobbiamo imparare a cogliere le opportunità che arrivano anche in un momento di grande difficoltà come è quello della pandemia”.
I giovani e la politica, croce e delizia. Non sempre trovano spazio, non sempre i ragazzi decidono di occuparsi della cosa pubblica: “Nel secondo Paese più anziano nel mondo – ha spiegato Luigi Di Maio – le quote giovani devono avere diritto di cittadinanza. Ma mi sento di dire che quando una nuova generazione si affaccia alle porte delle istituzioni, lo deve fare con forza, serve una proposta politica alternativa valida. Il Movimento Cinque Stelle esiste da 11 anni, ha fatto una parte di tempo, serve perciò un’iniziativa che parta da zero. Il non sentirsi rappresentati non può essere una scusa per l’inattivismo politico da parte dei giovani ma deve essere il motore per qualcosa di nuovo. Lo dico contro il mio interesse. Dovete però essere in grado di costruire qualcosa che sia all’altezza delle vostre ambizioni e che vi rappresenti davvero. Se vi sentite rappresentati dall’esistente, bene. Ma se non è così, allora dovete agire. Giffoni è un movimento culturale che cambia i cittadini e vi fornisce strumenti per il vostro futuro. È un modello perché vi fa capire che bisogna intervenire direttamente. Se la politica vi scoraggia perché non vi sentite rappresentati, allora dovete trovare qualcosa per esserlo. Se così non sarà lascerete questa proposta in balia della contabilità politica ed il rischio è di affidare le cosiddette quote giovani a giovani vecchi”.
Infine, un passaggio sul reddito di cittadinanza, misura a cui Luigi Di Maio tiene molto: “Il reddito di cittadinanza – ha spiegato – in altri Paesi è stato introdotto più di venti anni fa e magari corretto e rivisto più volte. C’è però una cosa che non sopporto del dibattito che c’è intorno a questa misura. Se in Italia si scopre il falso invalido si dice che va punito, ma nessuno si sogna di dire che vada soppressa la pensione di invalidità. Se invece si trova quello che fruisce in maniera non lineare del reddito di cittadinanza, allora si dice che la misura deve essere eliminata. Non dobbiamo dimenticare che in Italia abbiamo tre milioni di famiglie indigenti. Queste persone in piena pandemia hanno potuto mangiare grazie al reddito. Dico perciò che non dobbiamo scatenare un conflitto sociale intorno a questa misura e aggiungo che il lavoro nero è una piaga, certo, ma va combattuto sempre e non solo in relazione al reddito di cittadinanza. Fino all’introduzione del reddito eravamo accusati di non fare abbastanza per gli indigenti. Fatta la legge, alcuni cercano l’inganno. Su questo dobbiamo intervenire. In questa misura ci credo ancora perché è una questione di civiltà ma se va modificata la modificheremo”.