Prodotta dal teatro Trianon Viviani, in collaborazione con Scabec e fondazione Campania dei Festival – Campania teatro festival, l’Opera sarà trasmessa su Rai 5, venerdì 30 aprile prossimo, alle 18, nell’àmbito della programmazione operistica della settimana a lui dedicata da Rai Cultura, dal 26 aprile.
Questo lavoro segna il ritorno del maestro napoletano nel teatro di Forcella – diretto artisticamente da Marisa Laurito – che aveva reinaugurato nel dicembre 2002 con la riscrittura melodrammatica di Eden teatro di Raffaele Viviani.
De Simone, che ha messo in scena Trianon Opera con Davide Iodice, per la regia televisiva di Claudia De Toma, spiega che lo spettacolo «innanzitutto intende essere una esplorazione storica e antropologica sulla religiosità napoletana sia a livello colto gesuitico, sia a livello popolare», attorno a un «documento scritto che fa da cardine esplorativo: l’opera Il vero Lume tra le ombre – più nota come La Cantata dei pastori – del drammaturgo gesuitico Andrea Perrucci, stampata nel 1698 e rappresentata in prima esecuzione in quello stesso anno».
L’autore si era già interessato alla Cantata con un allestimento nel 1974 al teatro san Ferdinando e con una versione televisiva nel 1977, prima produzione a colori della sede Rai di Napoli. Più recentemente con un saggio edito da Einaudi nel 2000.
«Scritta in versi italiani e napoletani, la Cantata era rappresentata nel periodo natalizio, sia in teatri parrocchiali sia in teatri popolari, ad opera di attori amatoriali affiancati da attori professionisti, subendo modifiche, aggiunte, trasformazioni circensi, e ripubblicata anno per anno dalle diverse compagnie per tutto il Settecento, e poi nell’Ottocento da altre edizioni napoletane, documentandone la vitalità religiosa e rituale fino alla prima metà del Novecento, per poco più di duecentocinquanta anni». «Ma Trianon Opera non presuppone una filologia revivalistica relativa al Natale – chiarisce De Simone –, né una riproposizione come modello esemplare rispetto a un testo secolare, che oggi è uscito definitivamente dalla tradizione, spentasi circa nel 1970, quando non produsse più autentiche rappresentazioni devozionali: la mia riscrittura di brani dell’opera si vale di una trasposizione con l’Ipa (International phonetic alphabet, cioè l’Alfabeto fonetico internazionale) del testo perrucciano, secondo la storica pronuncia orale dell’italiano da parte degli attori di tradizione napoletana, rendendone quasi incomprensibile il significato verbale, come si addice a un testo sacro».
«La parte musicale fa riferimento, fra l’altro, alla virtuosistica partecipazione dei celebri sopranisti evirati – aggiunge l’autore –che, nel Settecento, devozionalmente, nel periodo natalizio, nelle chiese e nei teatri parrocchiali si esibivano per un vasto pubblico, sia pur differenziato culturalmente». Ecco quindi una serie di arie di bravura, interpretate dal soprano Maria Grazia Schiavo, composte da Carmine Giordani (Giordano), Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Cimarosa, Riccardo Broschi, Wolfgang Amadeus Mozart, Leonardo Vinci e anche Vincenzo Bellini, con un brano finale dello stesso De Simone, eseguite dai solisti dell’orchestra la Nuova Polifonia diretti da Alessandro De Simone.
«Alla fine spero di avere coniugato poeticamente – conclude il maestro De Simone –Storia e metastoria, scrittura e oralità, religiosità ufficiale e cristianesimo popolare, ricchezza della tradizione e degradato vuoto della contemporaneità teatrale, musicale e cinematografica; tuttavia, le musiche e le immagini televisive del presente melodramma vanno considerate come allegorie medievali e metafore multisignificanti».