Nel 2021 si è verificato in Italia a macchia di leopardo un evento estremo al giorno tra siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo in piena primavera che ha distrutto le fioriture compromettendo pesantemente il lavoro delle api. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati della banca dati dell’European Severe Weather Database (ESWD), dall’inizio dell’anno, divulgata in occasione della giornata della terra celebrata in tutto il mondo il 22 aprile.
L’inverno bollente e la pazza primavera segnata da gelate – sottolinea la Coldiretti – hanno creato in molte regioni gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature (le api non volano sotto i 10°C) o del danneggiamento dei fiori a causa delle gelate.
Le difficoltà delle api – sottolinea la Coldiretti — sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il volo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Le anomale gelate che si sono registrate a macchia di leopardo lungo la Penisola hanno colpito le piante da frutta in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio ed il castagno in fase di germogliamento. I danni fanno prevedere un taglio fino al 30% del raccolto del miele d’acacia dove il gelo ha colpito le piante in un momento di sviluppo più avanzato, danneggiando molti germogli, da cui non si apriranno i fiori.
Un danno ambientale ed economico in una situazione in cui la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha portato all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020 ma – evidenzia Coldiretti – sugli scaffali dei supermercati italiani già più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero, con una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
In Italia – precisa la Coldiretti – esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.
E se i cambiamenti climatici ostacolano il lavoro delle api e la produzione di miele, rimane alto l’interesse per l’apicoltura, visto che, secondo i dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele, gli apicoltori in Italia sono passati dai 62.944 del 2019 ai 68.684 del 2020, di cui 47.957 hobbisti che producono per l’autoconsumo (erano 42.356 nel 2019) e 20.727 con partita iva (erano 20.588 nel 2019) che producono per il mercato. Importante – conclude Coldiretti – anche l’aumento degli alveari e degli sciami, passati da 1.597.739 del 2019, a 1.632.825 del 2020, il 72% detenuti da apicoltori professionisti.