Mercoledì 9 aprile, alle 19, tocca a Carmine Mari, autore di “L’alfiere d’Oriente – Riccardo del Principato e la croce di Bisanzio” (Il Piroscafo edizioni) in dialogo con Olga Chieffi e Alfonso Mauro. Salerno, 1084. Riccardo del Principato, cavaliere normanno e consigliere del potente Boemondo di Hauteville, si trova al centro di intrighi politici e faide familiari. Incaricato di proteggere il mercante Simone da Bisanzio, portatore di una proposta di alleanza tra Normanni e la fazione ostile al basileus dell’impero romano d’Oriente, Riccardo deve navigare tra rivalità pericolose, tradimenti e segreti nascosti. Alla corte del granduca Roberto il Guiscardo, un’oscura cospirazione prende forma: Goffredo di Troia, un mercenario dal passato ambiguo, trama contro il granduca, sfruttando le ambizioni dei suoi figli. Intanto, la giovane Gisla, allieva della medichessa Trotula, si trova coinvolta in un intrigo mortale che cambierà il destino del suo casato. Tra amori proibiti, lotte di potere e vendette personali, Riccardo dovrà svelare i piani dei nemici prima che la rivolta scoppi, minacciando di far crollare i sogni di unificazione di Boemondo e del Guiscardo.
Mercoledì 16 aprile, alla stessa ora, sarà la volta di Angelo Restaino, autore di “Contrada dello zodiaco” (Il drago verde) ed “Estate metafisica” (Le voci della luna). Il primo è una silloge d’esordio, raccoglie poesie scritte fra il 2004 e il 2021. L’opera traccia un cammino in cinquanta tappe e quattro sezioni (Labirinto, Sangue di pesce, Il crollo finale del server, Zodiaco) dal chiuso di mesi vissuti a compiere un inventario degli affetti nel ristretto spazio domestico, all’aperto di una notte d’Appennino, trascorsa a scoprire e interpretare nuove costellazioni nel cielo d’estate. Ognuna delle sezioni ruota (con grande libertà) intorno a un tema o a un luogo: Labirinto, la prima, si apre su uno scenario irpino, in una grande casa (quella, mai vista dall’autore, crollata nel terremoto del 1980) dalla quale sembra di non poter uscire; collinare, come messa in scena su un palcoscenico di piccola provincia appenninica, un senso di claustrofobia la permea tutta, lasciando trasparire la sua composizione avvenuta in larga parte durante il primo lockdown del 2020. La seconda, Sangue di pesce, sposta lo sguardo su una città di mare, su cui si libra lo spettro-genius loci di Alfonso Gatto (e vi si rievoca anche in filigrana una tragedia, quella del naufragio dello Stabia primo, avvenuta nei primissimi giorni del 1979 poco a largo di Salerno, per lo più dimenticata). La terza sezione, Il crollo finale del server, è invece un racconto apocalittico-cyberpunk in quattro tappe-tracce, un quasi gioioso ballare sulle macerie della rete dopo il crollo che verrà. L’ultima sezione, Zodiaco, è infine la cronaca di una notte (di insonnia o di sogno?) con lo sguardo al cielo, in cui si scoprono dodici costellazioni nuove, dodici segni di un altro zodiaco (immaginario e reale quanto quello noto), accompagnati da altrettanti frammenti di un trattato magico-astronomico perduto o ancora da scrivere. “Estate metafisica” è una raccolta vincitrice del primo premio al concorso Renato Giorgi di Sasso Marconi nel 2023. Suddivisa anche questa in quattro sezioni come la precedente, raccoglie testi scritti fra il 2021 e il 2023. E’ giocata su contrapposizioni: ai “Canti del buio lungo” – attraversamento di un deserto invernale – della prima sezione si contrappone il sole astratto e fuori dal tempo, ovviamente dechirichiano, di “Estate metafisica”; alla sostanziale acronìa di questa sezione, e di quella intitolata “Loquamur de ordine” (frase con cui si aprivano le riunioni capitolari dell’ordine cistercense, sezione che contiene riflessioni in poesia sulla visione, la coscienza, l’esistere) fa da controcanto la riflessione sul tempo, la storia e il mestiere di storico – che è quella dell’autore – contenuta nell’ultima sezione, intitolata “Gli archeologi”, che è forse quella più sentita e intensa.
A chiudere il mese di aprile, il 30, è Antonio Cucciniello in dialogo con Paola Nigro per parlare di “Gabry” (edizioni Pendragon). Schivo, scontroso, “cintura nera di allontanamento”, così si presenta il protagonista, celebre giallista all’apice del successo. Cresciuto sotto le percosse del padre e abbandonato dalla bocca senza baci e dalle braccia senza abbracci della madre, nel momento in cui Gabry – la donna della sua vita, sua musa e suo faro – muore in un incidente d’auto, sprofonda tra le spire della depressione, tra vodka e desideri di vendetta, solitudine e attacchi di rabbia. Tutto va in frantumi, ogni cosa perde senso: la carriera, le relazioni sociali, i legami più profondi… Poi, ecco che Gabry riappare, dialoga e interagisce, vive. Come è possibile? Può il dolore arrivare a tanto? Una storia che scava nel profondo e aiuta a ricongiungerci con le nostre risorse più autentiche e vitali, anche quando tutto sembra ormai perduto.